Questo progetto, realizzato in collaborazione con l'Ambasciata Siriana a Roma e con la Fondazione Valerio Riva di Venezia, ritrae donne siriane di diversa estrazione e formazione professionale e offre una panoramica del ruolo professionale e familiare delle donne in Siria, molto diverso da quanto si pensa in Occidente; la percentuale di madri che lavorano è infatti molto alta grazie anche al supporto governativo che consiste, ad esempio, in assegni familiari e asili nido obbligatori nei posti di lavoro.
Qui
ogni donna lavora perchè la vita sta diventando sempre più costosa. Le donne
che hanno studiato diventano dottori, avvocati etc, le altre lavorano in
negozi, nelle case come donne delle pulizie o come impiegate.
Io
mi sono laureata all’Università di Letteratura Araba. Poi sono andata a scuola
di massaggi perchè mio marito aveva l’ernia del disco e non potevamo
permetterci un massaggiatore professionista. Così ho imparato io e l’ho curato
con le mie mani. Lavoro in questo hammam da quattro anni. Prima facevo i
massaggi dentro al bagno turco, poi il dottore me l’ha impedito perchè tutta
quella umidità era dannosa per la mia pressione dal momento che lavoravo dentro
dale 9.00 alle 17.00.
Omaima
Abbad, manager di un hammam.
Per me il
velo è una scelta assolutamente personale. Prima non lo mettevo, poi ho deciso
di farlo: adesso mi sento meglio, nel senso che mi sento più discreta, meno
esposta agli sguardi maschili. Mia sorella adesso non lo porta. Ognuno fa ciò
che vuole.
Ma io mi
sento meglio così e questo non mi impedisce di fare tutto quello che devo fare,
lavorare, uscire etc.
Nessuno
impone nulla in Siria. La legge è uguale per tutti, uomini e donne; non vi è
alcuna distinzione, abbiamo gli stessi diritti nel lavoro, nella vita pubblica
e privata.
E poi quale
società non ha i suoi problemi?
Io seguo e
rispetto tantissimo il Ramadan, ma anche questa è una libera scelta. Ho scelto
di farlo perchè è purificatorio. Mangiare meno o digiunare aiuta a purificarsi,
ad essere più attivi, a lavorare meglio. Addirittura cerco di seguire il
Ramadan anche al di fuori del tempo prestabilito perchè fa bene. Mio nonno è
vissuto fino a 91 anni, in ottima salute, proprio per questo motivo: aveva una
alimentazione parca.
Amma
Rahban, impiegata nel Departimento Affari Sociali del Ministero del Lavoro e
degli Affari Sociali.
Quando non
vado a scuola, lavoro nei campi o aiuto la mia famiglia nelle faccende
domestiche.
Dalal,
studentessa e bracciante agricola.
La presenza di donne che lavorano in questo ospedale è molto alta.
Non
so quale sia il motivo: forse le donne sono più concentrate, più disciplinate, o semplicemente più brave. Sta di fatto che, sin dall’università hanno risultati migliori e comunque sono più numerose.
Come
tutte le donne della mia famiglia, ho sempre studiato, lavorato, viaggiato,
guidato: insomma nessuno di quei divieti che comunemente e banalmente si
associano alla condizione della donna araba.
Non ho mai portato il velo,
ne' in Siria ne' in Inghilterra dove ho studiato negli anni 70. Per me era una
cosa naturale, una scelta spontanea e rispettata da tutti nella mia famiglia e
nel mio paese, eppure la gente si stupiva quando scopriva la mia origine, mi
chiedeva perchè non portassi il velo. Si sarebbero stupiti di meno se mi
avessero vista coperta dalla testa ai piedi. Nel mio ospedale ognuna sceglie
in base alle proprie convinzioni, c’è assoluta libertà come del resto ovunque
a Damasco.
C’è
chi lo porta per convinzione religiosa, chi per discrezione, chi non lo porta
affatto e chi lo osteggia addirittura, come Myadi, chirurgo plastico, formatosi
in Francia che afferma "teniamo Allah lontano dale questioni fisiche e
personali".
Fawza,
la Direttrice dell’ospedale Al Assad University Hospital.
Siamo libere come in qualsiasi altra parte del mondo
soprattutto negli ultimi 10 anni. Io lavoro qui da 2 anni. Ormai è davvero
difficile trovare donne che non lavorano, soprattutto prima del matrimonio.
Dopo è più complicato anche se molte donne continuano a farlo, ma è comunque
molto difficile conciliare. Il lavoro è molto importante: io mi sento più sicura
di me stessa e più responsabile da quando lavoro.
Vivo con la mia famiglia; qua è normale che le donne stiano
a casa con la famiglia di origine fino a quando non si sposano. Non è
consuetudine andare a vivere da sole o col fidanzato prima di sposarsi. Nessuno
vuole farlo, non c’è ne è motivo. Nessuno vuole vivere lontano dalla famiglia e
poi la gente ti guarda male. È meglio andare dopo il matrimonio prima non c’è
ne è motivo.
L’età del matrimonio è intorno ai 25 anni per una donna:
ultimamente ci si sposa più tardi anche fino ai 30 anni, anche se dopo è molto
difficile trovare marito.
Dopo si è accettate se si riesce a dimostrare che ci si
automantiene, che si è indipendenti dal punto di vista economico, ossia che non
si ha bisogno di un uomo per vivere.
Io per ora lavoro qui, studio francese e non penso al
matrimonio. Poi vedrò, di sicuro
non penserò al matrimonio prima dei 24 anni. Poi si vedrà, se troverò l’uomo
giusto mi sposerò, altrimenti no.
Non sono preoccupata per il futuro, qualcuno troverò e
qualcosa farò. Per ora penso al lavoro che mi aiuta a realizzarmi.
La mia famiglia ha origini armene: in casa parliamo armeno,
al lavoro arabo e inglese.
Havery Sanossian, 22 anni, Receptionist presso
l’Health Club del Cham Hotel.
Uomini e donne sono sottoposti alla stessa legge e agli
stessi diritti.
Ad esempio entrambi prendono un bonus per ogni bambino che
fanno. Prima questo bonus spettava solo agli uomini, adesso ad entrambi. Il vice Presidente è una donna. Le
donne hanno diritto a 3 mesi di congedo pagato prima del parto e 3 mesi dopo.
60% delle donne lavorano, molte di loro lavorano per
necessità, ossia principalmente perchè ne hanno bisogno più che per loro stesse
Ci sono più donne dipendenti che donne che hanno sviluppato
iniziative private, che sono ancora rare, ma cominciano ad esserci.
Quando io ho cominciato, 13 anni fa (come rappresentante in
siria di una compagnia Americana
di computer), ero l’unica donna ad iniziare una iniziativa privata. Ora ce ne
sono molte di più.
Il mio gruppo contiene una Hardware-Software Company,
Publishing Company, Advertisment Company, Medical Equipment Company, Store for
Home Fornitures.
Attraverso questo gruppo ho pubblicato dei libri incentrati
sui diritti delle donne in Siria, tema a me molto caro.
Il lavoro non è tutto ma è molto importante per la propria
realizzazione personale e per la propria felicità, che secondo me è trovare il
giusto equilibrio tra la nostra vita interiore e ciò che viviamo fuori.
Mio marito è un business man, lavoriamo tantissimo tutte e
due, ci rispettiamo e non ci pestiamo i piedi. Lui comprende il mio impegno
professionale dal momento che è anche lui molto assorbito dal lavoro.
Per gestire così tante cose allo stesso tempo (lavoro,
figli, marito, vita privata, casa) bisogna essere molto organizzati e
soprattutto circondarsi di persone efficienti e veloci.
Samar
Raslan, Manager del Raslan Group.
La donna nella società siriana può esercitare il suo ruolo
in ogni luogo. Ovviamente ha delle difficolltà che sono diverse da quelle
maschili, ma comunque entrambi hanno delle difficoltà.
La principale difficoltà è quella di trovare un equilibrio
tra le responsabilità professionali e quelle familari.
Il problema principale consiste tutt’ora nelle convinzioni
delle donne, più che nelle reali ed effettive dinamiche tra uomo e donna:
spesso le donne continuano ad essere convinte che a loro spettino più compiti
che agli uomini, come se nel loro profondo non fossero convinte che questi
ruoli debbano essere condivisi.
Gli uomini credono che i doveri debbano essere condivisi:
ormai questa idea è accettata in ogni classe sociale. Questo è un grosso
progresso per la Siria. Questo non vuol dire che tutti la applichino o la
rispettino nel loro quotidiano, ma il fatto che questa idea cominci ad essere
accettata è un grande passo avanti.
Le donne si confrontano con le stesse difficoltà degli
uomini in ogni parte del mondo.
Il problema è che loro pensano che le loro responsabilità
siano più pesanti e più grandi.
Lo pensano per un fattore culturale ma adesso i tempi sono
maturi per cambiare e per accettare la suddivisione di responsabilità e trovare
un’equilibrio tra vita pubblica e privata.
Diala Al Haj Aref, Ministro del
Lavoro e degli Affari Sociali.
Lavoro in radio da 27 anni e mi piace molto.
Omayya, presentatrice a radio Damascus.
Il velo è
una scelta libera: è uno dei tanti ordini di Dio, che i fedeli sono liberi di
seguire o meno. Il velo non cambia nulla nella mia vita; io vivo normalmente
allo stesso modo di chi non lo porta. Secondo me il fatto di portarlo non è un
sinonimo di mancanza di modernità, come mi è stato detto. Io lo porto da 24
anni. Da quando ho deciso di metterlo mi sento più in pace con me stessa, più
tranquilla rispetto alla mia vita terrena e a quella dell’aldilà, entrambe
molto importanti perchè siamo qui di passaggio. Ma ripeto: è una scelta libera
e personale. Le mie figlie ad esempio non lo portano.
Fatina,
imprenditrice, arredatrice, costruttrice.
Lavoro qui da 20 anni. In questo ospedale ci sono più donne
che uomini. Mi sembrano che siano più brave e che abbiano più potere.
Samira Othman, Assistente chirurgo – Shami Hospital (Operation and Emergency section).
Dopo aver fatto quattro
figli ho deciso di specializzarmi, vivendo per tre anni tra Damasco e il Cairo. Certamente l’aiuto di mia madre e l’appoggio di mio marito sono stati
indispensabili, ma ho dovuto ugualmente tirare fuori una buona dose di coraggio
per riprendere a studiare e a viaggiare con una famiglia da gestire.
Shiras, personal trainer e
specialista nutrizionale.
Ho ventotto anni. Sono single e vivo da sola. Vivere da sole
è una cosa normale. Non credo ci sia un'età prestabilita per il matrimonio. C’è
chi si sposa prima chi dopo, chi mai. Bisogna essere innamorati e l'amore non
ha età. Sin da bambina volevo lavorare nel teatro e adesso sto realizzando il
mio sogno. Faccio l’animatrice di burattini in un teatro e scrivo
sceneggiature.
Shirin, Burattinaia.
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