mercoledì 17 dicembre 2014

Diritti delle Donne in Siria (Damasco 2006).

Questo progetto, realizzato in collaborazione con l'Ambasciata Siriana a Roma e con la Fondazione Valerio Riva di Venezia, ritrae donne siriane di diversa estrazione e formazione professionale e offre una panoramica del ruolo professionale e familiare delle donne in Siria, molto diverso da quanto si pensa in Occidente; la percentuale di madri che lavorano è infatti molto alta grazie anche al supporto governativo che consiste, ad esempio, in assegni familiari e asili nido obbligatori nei posti di lavoro.

 

 

 



Qui ogni donna lavora perchè la vita sta diventando sempre più costosa. Le donne che hanno studiato diventano dottori, avvocati etc, le altre lavorano in negozi, nelle case come donne delle pulizie o come impiegate.
Io mi sono laureata all’Università di Letteratura Araba. Poi sono andata a scuola di massaggi perchè mio marito aveva l’ernia del disco e non potevamo permetterci un massaggiatore professionista. Così ho imparato io e l’ho curato con le mie mani. Lavoro in questo hammam da quattro anni. Prima facevo i massaggi dentro al bagno turco, poi il dottore me l’ha impedito perchè tutta quella umidità era dannosa per la mia pressione dal momento che lavoravo dentro dale 9.00 alle 17.00.

Omaima Abbad, manager di un hammam.






 


Per me il velo è una scelta assolutamente personale. Prima non lo mettevo, poi ho deciso di farlo: adesso mi sento meglio, nel senso che mi sento più discreta, meno esposta agli sguardi maschili. Mia sorella adesso non lo porta. Ognuno fa ciò che vuole.
Ma io mi sento meglio così e questo non mi impedisce di fare tutto quello che devo fare, lavorare, uscire etc.
Nessuno impone nulla in Siria. La legge è uguale per tutti, uomini e donne; non vi è alcuna distinzione, abbiamo gli stessi diritti nel lavoro, nella vita pubblica e privata.
E poi quale società non ha i suoi problemi?
Io seguo e rispetto tantissimo il Ramadan, ma anche questa è una libera scelta. Ho scelto di farlo perchè è purificatorio. Mangiare meno o digiunare aiuta a purificarsi, ad essere più attivi, a lavorare meglio. Addirittura cerco di seguire il Ramadan anche al di fuori del tempo prestabilito perchè fa bene. Mio nonno è vissuto fino a 91 anni, in ottima salute, proprio per questo motivo: aveva una alimentazione parca.

Amma Rahban, impiegata nel Departimento Affari Sociali del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali.
 


















Quando non vado a scuola, lavoro nei campi o aiuto la mia famiglia nelle faccende domestiche.
Dalal, studentessa e bracciante agricola. 







La presenza di donne che lavorano in questo ospedale è molto alta.
Non so quale sia il motivo: forse le donne sono più concentrate, più disciplinate, o semplicemente più brave. Sta di fatto che, sin dall’università hanno risultati migliori e comunque sono più numerose.
Come tutte le donne della mia famiglia, ho sempre studiato, lavorato, viaggiato, guidato: insomma nessuno di quei divieti che comunemente e banalmente si associano alla condizione della donna araba.
Non ho mai portato il velo, ne' in Siria ne' in Inghilterra dove ho studiato negli anni 70. Per me era una cosa naturale, una scelta spontanea e rispettata da tutti nella mia famiglia e nel mio paese, eppure la gente si stupiva quando scopriva la mia origine, mi chiedeva perchè non portassi il velo. Si sarebbero stupiti di meno se mi avessero vista coperta dalla testa ai piedi. Nel mio ospedale ognuna sceglie in base alle proprie convinzioni, c’è assoluta libertà come del resto ovunque a Damasco.
C’è chi lo porta per convinzione religiosa, chi per discrezione, chi non lo porta affatto e chi lo osteggia addirittura, come Myadi, chirurgo plastico, formatosi in Francia che afferma "teniamo Allah lontano dale questioni fisiche e personali".

Fawza, la Direttrice dell’ospedale Al Assad University Hospital.













Siamo libere come in qualsiasi altra parte del mondo soprattutto negli ultimi 10 anni. Io lavoro qui da 2 anni. Ormai è davvero difficile trovare donne che non lavorano, soprattutto prima del matrimonio. Dopo è più complicato anche se molte donne continuano a farlo, ma è comunque molto difficile conciliare. Il lavoro è molto importante: io mi sento più sicura di me stessa e più responsabile da quando lavoro.
Vivo con la mia famiglia; qua è normale che le donne stiano a casa con la famiglia di origine fino a quando non si sposano. Non è consuetudine andare a vivere da sole o col fidanzato prima di sposarsi. Nessuno vuole farlo, non c’è ne è motivo. Nessuno vuole vivere lontano dalla famiglia e poi la gente ti guarda male. È meglio andare dopo il matrimonio prima non c’è ne è motivo.
L’età del matrimonio è intorno ai 25 anni per una donna: ultimamente ci si sposa più tardi anche fino ai 30 anni, anche se dopo è molto difficile trovare marito.
Dopo si è accettate se si riesce a dimostrare che ci si automantiene, che si è indipendenti dal punto di vista economico, ossia che non si ha bisogno di un uomo per vivere.
Io per ora lavoro qui, studio francese e non penso al matrimonio. Poi  vedrò, di sicuro non penserò al matrimonio prima dei 24 anni. Poi si vedrà, se troverò l’uomo giusto mi sposerò, altrimenti no.
Non sono preoccupata per il futuro, qualcuno troverò e qualcosa farò. Per ora penso al lavoro che mi aiuta a realizzarmi.
La mia famiglia ha origini armene: in casa parliamo armeno, al lavoro arabo e inglese.

Havery Sanossian, 22 anni, Receptionist presso l’Health Club del Cham Hotel. 
 












Uomini e donne sono sottoposti alla stessa legge e agli stessi diritti.
Ad esempio entrambi prendono un bonus per ogni bambino che fanno. Prima questo bonus spettava solo agli uomini, adesso ad entrambi.  Il vice Presidente è una donna. Le donne hanno diritto a 3 mesi di congedo pagato prima del parto e 3 mesi dopo.
60% delle donne lavorano, molte di loro lavorano per necessità, ossia principalmente perchè ne hanno bisogno più che per loro stesse
Ci sono più donne dipendenti che donne che hanno sviluppato iniziative private, che sono ancora rare, ma cominciano ad esserci.
Quando io ho cominciato, 13 anni fa (come rappresentante in siria di una compagnia  Americana di computer), ero l’unica donna ad iniziare una iniziativa privata. Ora ce ne sono molte di più. 
Il mio gruppo contiene una Hardware-Software Company, Publishing Company, Advertisment Company, Medical Equipment Company, Store for Home Fornitures.
Attraverso questo gruppo ho pubblicato dei libri incentrati sui diritti delle donne in Siria, tema a me molto caro.
Il lavoro non è tutto ma è molto importante per la propria realizzazione personale e per la propria felicità, che secondo me è trovare il giusto equilibrio tra la nostra vita interiore e ciò che viviamo fuori.
Mio marito è un business man, lavoriamo tantissimo tutte e due, ci rispettiamo e non ci pestiamo i piedi. Lui comprende il mio impegno professionale dal momento che è anche lui molto assorbito dal lavoro.
Per gestire così tante cose allo stesso tempo (lavoro, figli, marito, vita privata, casa) bisogna essere molto organizzati e soprattutto circondarsi di persone efficienti e veloci.

Samar Raslan, Manager del Raslan Group.





 
La donna nella società siriana può esercitare il suo ruolo in ogni luogo. Ovviamente ha delle difficolltà che sono diverse da quelle maschili, ma comunque entrambi hanno delle difficoltà.
La principale difficoltà è quella di trovare un equilibrio tra le responsabilità professionali e quelle familari.
Il problema principale consiste tutt’ora nelle convinzioni delle donne, più che nelle reali ed effettive dinamiche tra uomo e donna: spesso le donne continuano ad essere convinte che a loro spettino più compiti che agli uomini, come se nel loro profondo non fossero convinte che questi ruoli debbano essere condivisi.
Gli uomini credono che i doveri debbano essere condivisi: ormai questa idea è accettata in ogni classe sociale. Questo è un grosso progresso per la Siria. Questo non vuol dire che tutti la applichino o la rispettino nel loro quotidiano, ma il fatto che questa idea cominci ad essere accettata è un grande passo avanti.
Le donne si confrontano con le stesse difficoltà degli uomini in ogni parte del mondo.
Il problema è che loro pensano che le loro responsabilità siano più pesanti e più grandi.
Lo pensano per un fattore culturale ma adesso i tempi sono maturi per cambiare e per accettare la suddivisione di responsabilità e trovare un’equilibrio tra vita pubblica e privata.

 Diala Al Haj Aref, Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali. 










Lavoro in radio da 27 anni e mi piace molto.

Omayya, presentatrice a radio Damascus.




















Il velo è una scelta libera: è uno dei tanti ordini di Dio, che i fedeli sono liberi di seguire o meno. Il velo non cambia nulla nella mia vita; io vivo normalmente allo stesso modo di chi non lo porta. Secondo me il fatto di portarlo non è un sinonimo di mancanza di modernità, come mi è stato detto. Io lo porto da 24 anni. Da quando ho deciso di metterlo mi sento più in pace con me stessa, più tranquilla rispetto alla mia vita terrena e a quella dell’aldilà, entrambe molto importanti perchè siamo qui di passaggio. Ma ripeto: è una scelta libera e personale. Le mie figlie ad esempio non lo portano.

Fatina, imprenditrice, arredatrice, costruttrice.
 










Lavoro qui da 20 anni. In questo ospedale ci sono più donne che uomini. Mi sembrano che siano più brave e che abbiano più potere. 

 Samira Othman, Assistente chirurgo – Shami Hospital (Operation and Emergency section).  






Dopo aver fatto quattro figli ho deciso di specializzarmi, vivendo per tre anni tra Damasco e il Cairo. Certamente l’aiuto di mia madre e l’appoggio di mio marito sono stati indispensabili, ma ho dovuto ugualmente tirare fuori una buona dose di coraggio per riprendere a studiare e a viaggiare con una famiglia da gestire.

Shiras, personal trainer e specialista nutrizionale.




                                                                                                                 










Ho ventotto anni. Sono single e vivo da sola. Vivere da sole è una cosa normale. Non credo ci sia un'età prestabilita per il matrimonio. C’è chi si sposa prima chi dopo, chi mai. Bisogna essere innamorati e l'amore non ha età. Sin da bambina volevo lavorare nel teatro e adesso sto realizzando il mio sogno. Faccio l’animatrice di burattini in un teatro e scrivo sceneggiature.

Shirin, Burattinaia.






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