Questo
progetto intende raccontare la vita all'interno dei phone centers torinesi,
luoghi fondamentali per gli immigrati in quanto, oltre ad essere un
punto di aggregazione, permettono la comunicazione con il paese d'origine e il
trasferimento veloce di denaro. Purtroppo questi luoghi sono stati più volte
sottoposti a tentativi di chiusura o a restrizioni da parte
dell'amministrazione comunale poichè accusati di essere fonte di disturbo e di
pericolo per i cittadini italiani.
Vado spesso a telefonare nei phone centers intorno a
casa mia.
Un giorno Billy, del Corno d’Africa si sofferma a
scambiare due parole con me. Mentre si accinge ad alzare la cornetta, mi saluta
dicendomi: "Ciao, io vado a casa" e si rinchiude per 50 minuti nella cabina
afosa dove le sue parole rimbombano troppo forte per non essere sentite e
diventano di dominio pubblico, ma a lui non importa.
In quel momento esiste solo l’emozione di "tornare a casa".
In quel momento esiste solo l’emozione di "tornare a casa".
I miei affetti sono sparsi per il mondo: mi sento in
qualche modo vicina a queste persone così scisse dalle proprie radici.
Sono catturata dalla nostalgia che si respira in
questi luoghi, ma anche dall’allegria, dal senso di appartenenza ad una comunità, dal tempo che passa, dalla
vita che sembra una roccia difficile da scalfire.
Decido di ritrarre questo mondo di emozioni, parole,
suoni a me incomprensibili, ma dolci, dove l’esistenza e gli affetti sono appesi
ad un filo.
La fotografa, Torino 2004.
"Caro paese,
eccomi lontano da te, e
già qualcosa di te mi manca; nella mia solitudine penso a te alle persone che
ho lasciato, a mia madre, soprattutto. Cosa starà facendo mentre ti scrivo? E
Kenza? Non tarderà ad arrivare, a meno che oggi non sia una delle sere in cui
è di guardia…..
I miei amici, invece, riesco a immaginarmeli bene, saranno al
caffè. Rachid, di ritorno, non dice niente, mentre gli altri sono intenti a
giocare a carte, pensano che ho avuto molta fortuna, mi invidiano. Mi sembra di
sentirli, parlano di me in modo acido. È da pazzi, lo so, ma avrei voglia di
essere lì con loro, anche solo per un’ora, per poi tornare qui. No, invece,
no; non ho voglia di tornare, neanche per un’ora…..
Devo smetterla di pensare a te, alla tua aria, alla tua
luce…Ora sono in camera mia, sa un po’ di chiuso, c’è solo una finestra e non
oso aprirla; confesso che sono deluso; mi sento insofferente, svuotato, stanco,
il cambiamento di clima, e poi la paura, la paura delle novità, la paura di non
essere all’altezza….Ora proverò ad addormentarmi pensando a te, mio amato
paese, mia cara e generosa inquietudine".
Citazione tratta da
Partire di Tahar Ben Jelloun.
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